Mentre siamo tutti in attesa dell’uscita al cinema di Dune, la Nicola Pesce Editore ha recentemente pubblicato un saggio dedicato alla popolare saga sci-fi di Frank Herbert, intitolato Dune: tra le sabbie del mito.
Il volume è un bel mattoncino da 624 pagine (praticamente una sciocchezza per chi ha letto Il Signore degli Anelli), scritto da Filippo Rossi e disponibile sia in versione digitale che cartacea. Una lettura capace di raccontare un’opera senza tempo, dalla sua genesi ai giorni nostri, fino a suggerire ciò che ci attende nel prossimo futuro col nuovo film diretto da Denis Villenueve. Oltre ad essere un accurato e attento approfondimento sull’universo immaginato da Frank Herbert, il libro rappresenta anche un comodo compendio rivolto sia agli appassionati, sia a tutti coloro che desiderano scoprire e conoscere meglio la saga di Dune.
Di seguito la prefazione di Silvio Sosio:
Dune rappresenta, in un certo senso, la fine dell’infanzia della fantascienza. Il genere science fiction, dopo essere stato introdotto da un manipolo di precursori (Verne, Wells, Poe, Burroughs, Shelley), si era diffuso sulle riviste popolari, istituzionalizzandosi con una sua definizione identitaria sui pulp dagli anni Venti in poi.
Sulle riviste, via via sempre più sofisticate, aveva prosperato fino agli anni Cinquanta, prediligendo proprio per questo motivo il formato del racconto o del romanzo breve. Non è un caso se molti dei capolavori della fantascienza classica più che romanzi sono fix-up, cicli di racconti legati insieme (si pensi a Cronache marziane di Bradbury, o alla trilogia della Fondazione di Asimov).
La fantascienza comincia a fare capolino nell’editoria libraria dopo la guerra, ma è ancora un approccio timido. Bisogna attendere il 1965 per un completo cambio di paradigma, una sorta di inversione dei poli magnetici del genere, e l’evento che cambia le cose è proprio l’uscita in volume di Dune.
Nel lungo excursus del saggio viene descritta con dovizia di particolari l’intera saga di Dune (impossibile da sintetizzare in questo articolo). La narrazione segue dei passi ben ordinati, con una struttura molto didascalica ed in perfetto ordine cronologico, regalando al lettore anche spunti ed aneddoti interessanti. Il libro in particolare sottolinea come la saga sia un forte elemento di rottura con tutto ciò che era stato prodotto fino a quel momento nel genere della fantascienza. Esattamente come Star Wars ha reinventato il genere fantascientifico nel cinema, Dune ha introdotto di fatto dei canoni di fondamentale importanza nel panorama fantascientifico cartaceo.
Non a caso si etichetta la saga sci-fi come genitore delle grandi narrazioni della fantascienza che, nella letteratura e nel cinema, domineranno poi la cultura popolare fino alla fine del ventesimo secolo e oltre. Come ammette lo stesso autore del saggio, il punto di forza dell’opera di Frank Herbert è la sua grande capacità di condensare culture, tradizioni e concetti a noi noti e spesso vicini, nascondendoli poi in piena vista nella sua saga. Un’impresa per nulla facile, che ha richiesto all’autore diversi anni di studio e preparazione.
Sei anni di ricerche teoriche hanno preceduto il momento pratico della sintesi alla macchina da scrivere. La sistemazione di ogni filo delle tante trame interconnesse e sovrapposte mi ha richiesto un grado di concentrazione mai provato prima. Non avevo spazio nella mente per nient’altro se non la gestione dei molti piani narrativi che avevo deciso.
Dune e l’espansione della saga
Dune – Tra le sabbie del mito contiene molte riflessioni personali dell’autore, il quale elogia molto spesso il primo romanzo. In una di queste riflessioni, Filippo Rossi critica il modo in cui Brian Herbert, figlio dell’autore di Dune, ha continuato la saga dopo la morte del padre: “L’universo editoriale espanso dal figlio Brian è piuttosto mediocre nella sua forma letteraria”. A mio avviso è una critica piuttosto brutale.
Non posso ovviamente negare che i romanzi scritti da Brian non siano paragonabili ai sei classici del padre, ma i suoi libri esplorano periodi di tempo che nella serie originale vengono solo accennati o sottintesi, come il Jihad Butleriano o le Guerre degli Assassini; vite di personaggi solo menzionati o mai visti prima, assieme a inedite profondità sulle trame esistenti e sui loro sviluppi. Sono quindi letture indispensabili per avere un quadro completo.
L’autore di Dune – Tra le Sabbie del Mito mette in luce anche il delicato rapporto esistente tra i fan e l’universo espanso di Brian. I fan di Dune mostrano una certa riluttanza nel considerare canonici gli scritti di Brian. Un po’ come accaduto con la nuova trilogia di Star Wars, quasi sempre rinnegata dai fan della trilogia originale. Questo perchè i libri di Brian presentano molte incoerenze e revisionismi che mutano troppo certe tematiche e concetti filosofici portanti della saga. Ad esempio, la modifica della natura del Jihad Butleriano: da quella che in Frank Herbert è una crociata contro l’assolutismo della sottomissione mentale all’uso delle macchine, si passa a una semplice guerra contro un’intelligenza artificiale aggressiva.
In Dune – Tra le Sabbie del Mito troverete questo ed altri interessanti ragionamenti su tutto ciò che rappresenta questa saga e come si è evoluta dopo la scomparsa dell’autore.
Dune e il cinema, un matrimonio difficile
Oltre ad accompagnare il lettore lungo gli approfondimenti del ciclo letterario, il saggio racconta anche il difficile incontro tra la saga sci-fi e il mondo del cinema, con Lynch che tentò una trasposizione rivelatasi assai travagliata e per larghi tratti fallimentare. I motivi, in parte, vanno senz’altro ricercati nell’oggettiva difficoltà di adattare Dune e anche allo sfortunato tempismo di uscita. Poco tempo dopo infatti George Lucas lanciò la saga di Star Wars, cambiando le regole del gioco.
Il saggio contiene anche un interessante approfondimento dedicato al progetto di Alejandro Jodorowsky, con tanto di documenti e dichiarazioni sulla trasposizione che non vide mai la luce. Consapevole della difficoltà dell’impresa, l’intellettuale cileno ha lasciato un’eredità di enorme importanza, che va ben oltre lo storyboard che realizzò. l’idea del regista è condensata tutta nelle parole raccolte nel numero 107 di Métal Hurlant, datate 1987:
Una leggenda ebraica dice che il Messia non sarà un uomo ma un giorno: il giorno in cui l’umanità sarà illuminata. I cabalisti parlano di una coscienza collettiva, cosmica, metauniversale. Ecco cos’era per me il progetto Dune.
Conclusioni
Dune – Tra le Sabbie del Mito è in definitiva un testo consigliato tanto ai fan più sfegatati, quanto ai neofiti che vogliono scoprire la saga e prepararsi degnamente al nuovo film in uscita (a cui è dedicata una parte all’interno del saggio). Il saggio non deve però essere visto come un’operazione preparatoria all’evento cinematografico; si tratta piuttosto di una summa di tutto ciò che il lavoro iniziato da Herbert rappresenta per la cultura popolare e per la letteratura. L’unica pecca che si può individuare è il fatto che lo scritto è un po’ troppo prolisso in certi capitoli, ma questo non sarà un problema per chi ancora oggi ama tenere in mano un libro vero.