#PILLOLEFILOSOFICHE: Korosensei e la Assassination Classroom tra retorica e dialettica

assassination classroom

Karma: Potresti togliermi un dubbio? Se ti chiamano Korosensei è perché sei un insegnante, no?

Korosensei: Certo.

Karma: E un insegnante dovrebbe difendere i suoi studenti a costo della vita, no?

Korosensei: Ma certo. Altrimenti che insegnante sarebbe?

Il mestiere dell’insegnante oggi non è facile, lo si sente continuamente al telegiornale, qualcosa si è incrinato nel rapporto tra allievi e insegnati. Non c’è più rispetto per la figura del professore/maestro e non si sa bene di chi sia la colpa.

Ad ogni modo quello dell’insegnante è un mestiere di tutto rispetto, si tratta di plasmare giovani menti e richiede abilità, impegno e responsabilità. E questo lo sa bene Korosensei, personaggio centrale del famoso manga/anime giapponese Assassination Classroom realizzato da Yusei Matsui.

Assassination Classrom: la trama del manga

Korosensei è un professore dalle sembianze di un polpo giallo che, dopo aver distrutto il 70% della luna, pianifica di fare altrettanto con la terra, ponendo un ultimatum e la condizione che nel frattempo possa fare l’insegnate della sezione E della scuola media Kunogigaoka.

La sezione E, soprannominata “End”, è la classe dove finiscono gli studenti che non riescono a soddisfare gli alti standard della scuola. Agli alunni di questa classe il governo affida il compito di analizzare e trovare il modo di uccidere la creatura, apparentemente indistruttibile e velocissima, prima che essa possa distruggere la terra.

Il manga, composto da 21 volumi e trasposto anche in un anime di 2 stagioni, al di là della storia che intende raccontare, ci permette di fare alcune riflessioni sul ruolo dell’insegnante e sul suo rapporto con gli allievi, nonché parlare di temi quale retorica e dialettica, propri della filosofia classica.

Korosensei, il buon insegnante di Quintiliano

Korosensei è una creatura con le sembianze di un polpo giallo altro 3 metri e dal carattere solare e irriverente. Possiede poteri straordinari e, nonostante l’aspetto, si dimostra essere un buon insegnante, attento ai suoi studenti, per i quali darebbe la vita, impartendogli in modo unico lezioni valide non solo per la scuola ma soprattutto per la vita di tutti i giorni.

Poco alla volta l’insegnante tentacolato riesce a guadagnarsi la fiducia dei suoi allievi, che guardano a lui sempre più come ad un modello e sempre meno come bersaglio di un assassinio.

KorosenseiKorosensei è, per certi versi, la rappresentazione dell’idea di insegnate di Quintiliano, letterato vissuto a Roma e nato in Spagna nel 35 d.C. che è stato lui stesso insegnante per tutta la sua vita.

Per Quintiliano l’insegnate ideale era quello guidato da ottimismo nella valutazione, attento alle capacità di apprendimento degli allievi e alle loro reazioni di fronte alla materia insegnata, in grado di valorizzarne le inclinazioni, nonché di dosare le nozioni e concedere momenti di pausa e ricreazione, senza costrizione. Inoltre, per il letterato latino, il buon insegnate era quello dotato di competenza tecnica e soprattutto qualità morali.

Korosensei con i suoi tentacoli viscidi, la testa tonda, la toga e il cappellino, presenta tutto ciò. È attento alle esigenze dei suoi allievi, incredibilmente ottimista per quanto riguarda le loro potenzialità e il loro futuro, sempre pronto ad aiutarli in ogni modo possibile, persino con contemporanee lezioni personalizzate, realizzate a velocità Mach 20 per migliorare le competenze nelle materie per loro più ostiche, e a motivarli e incoraggiarli nel seguire le loro passioni e attitudini.

Korosensei si dimostra nei confronti degli alunni della 3E, derisi e discriminati per essere finiti in quella che dovrebbe essere la classe peggiore dell’istituto, più umano e comprensivo di qualunque altra persona, guadagnandosi il loro rispetto, la loro fiducia e la loro stima in maniera reciproca, esattamente come dovrebbe essere il rapporto maestro-insegnante elaborato dallo stesso Quintiliano.

Korosensei l’oratore

korosensei1Korosensei si fa portavoce delle idee di Quintiliano anche per quanto riguarda la retorica. Per retorica si intende l’arte o la tecnica del parlare o dello scrivere in modo persuasivo e per l’autore latino è un’abilità fondamentale dell’insegnante e più in generale di ogni uomo di cultura.

Per Korosensei, che mostra di possedere quest’arte, sapersi esprimere in maniera efficace è un requisito fondamentale per ogni assassino e più in generale per ogni persona, come dimostra il consiglio che lui stesso dà alla sua allieva Okuda, brillante nella chimica e nelle scienze ma poco abile nel giapponese (il nostro italiano per capirci).

La studentessa intendeva avvelenare il professore ma, incapace di esprimersi, effettua il suo tentativo in maniera “onesta”, ovvero offrendogli il veleno in maniera diretta. Il professore tentacolato accetta di buon grado ma inganna, non una ma ben due volte, la studentessa. La prima facendo finta di star male bevendo il veleno e la seconda, il giorno dopo, quando finge di aiutarla a creare un veleno efficace su se stesso, inducendola a creare invece un potenziatore per le sue abilità.

“Per ingannare una persona bisogna conoscerla nel profondo e soppesare le parole con ingegno. Per cui, anche per somministrare abilmente un veleno, sono necessarie spiccate competenze verbali”

 Questo le dice il professore, dandole due preziosi consigli in uno: occorre conoscere bene il proprio interlocutore e occorre sapersi esprimere in maniera efficace per raggiungere il proprio scopo, che può essere tanto un assassinio per avvelenamento quanto la vincita di un dibattito politico.

Korosensei il maieutico

L’episodio sopra descritto apre a un’altra interessante riflessione. Il fatto che Korosensei abbia fatto provare direttamente all’alunna cosa vuol dire essere ingannati per darle una lezione, porta ad affermare che egli  non riporta soltanto i tratti dell’insegnante ideale di Quintiliano ma anche quello di Socrate.

Il filosofo greco sosteneva infatti che il compito del maestro non è quello di trasmettere il sapere, poiché esso è già dentro gli studenti che devono solo ricordalo. Per portare fuori dagli studenti il sapere, Socrate elabora l’arte maieutica, dal greco “arte della levatrice”, esposta da Platone nel Teeteto, che consiste nel dialogo.

Secondo Socrate, tramite il dialogo l’insegnante può tirar fuori dagli allievi i loro saperi, in un botta e risposta continuo che serve a demolire le concezioni errate e far emergere invece le nozioni corrette, senza imporre nulla come accade secondo lui con la retorica e la persuasione.

Korosensei adotta con i suoi studenti questa tecnica, in un dialogo continuo con essi. Non gli impedisce di commettere errori, di dire cose sbagliate, ma li aiuta a capire, errore dopo errore, tentativo dopo tentativo, cosa è giusto e cosa è sbagliato, quali sono gli errori e come correggerli. L’insegnate tentacolato, esattamente come Socrate, insegna quindi i suoi allievi a conoscere se stessi.

In conclusione

Dunque, alla luce di quanto detto Korosensei è sia un maestro oratore che maieutico. Come questa si potrebbero fare moltissime altre riflessioni, tante quanti sono i viscidi tentacoli di Korosensei. Ma per il momento la nostra riflessione si conclude qui. Se l’articolo vi è piaciuto, lasciate un commento e condividete ma soprattutto Stay tuned per altri interessanti articoli.

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Alla prossima lezione! Hihihihihi 

 

 

 

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2 pensieri su “#PILLOLEFILOSOFICHE: Korosensei e la Assassination Classroom tra retorica e dialettica

  1. Capitato per caso sulla pagina cercando notizie sull’anime che tanto mi ha appassionato, con estremo piacere ho finalmente trovato una riflessione calma ed intelligente tra la pila di spazzatura che pervade la rete. Grazie. Non mancherò di guardare l’intero sito.

    1. Grazie mille Marco! Siamo felici che ti sia piaciuto l’articolo e speriamo troverai interessante anche il resto del sito. Se ti va, seguici sui nostri social così sarai sempre aggiornato.

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