#PILLOLEPSICOLOGICHE: La Tecnica dei Loci da Cicerone a Sherlock Holmes

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“Uscite. Ho bisogno di entrare nel mio palazzo mentale”

(Sherlock Holmes – Serie TV)

Quante volte siamo rimasti sbalorditi di fronte all’incredibile intelligenza di Sherlock nella versione britannica interpretata da Benedict Cumberbatch, alla sua capacità di ricordare  e sapere tantissime cose e ci siamo domandati “Ma come fa?”. Ebbene la risposta a questa domanda ci viene dal passato.

LA TECNICA DEI LOCI O DEL PALAZZO DELLA MEMORIA

 È questo il nome della tecnica mentale che permette al sopracitato Sherlock Holmes della BBC di collezionare nella sua mente un gran numero di informazioni e di accedervi con la stessa facilità con cui si apre una cartella di documenti sul Desktop di un PC. Il termine deriva dal latino locus che si significa luogo perciò letteralmente è la “tecnica dei luoghi”. Essa consiste nel associare mentalmente gli elementi da ricordare a dei luoghi fisici, la propria casa ad esempio, un palazzo o una stanza, o un altro luogo fittizio appositamente creato.

John Watson: E’ una tecnica di memoria. Non deve essere un posto reale. Il modo in cui funziona è che tu metti le informazioni lì e teoricamente non le dimentichi più. Poi devi solo trovare la strada che ti coduce ad esse.

Dr. Stapleton: Quindi questo posto immaginario potrebbe essere qualsiasi cosa? Una casa, una strada, qualuque cosa?

John Watson: Si.

Dr. Stapleton: Ma lui ha detto “palazzo”. Lo ha chiamato palazzo.

John Watson: Si bè, può esserlo, o no?

Di “Tecnica dei loci” se ne parla in diversi trattati greci e latini tra cui il De oratore di Marco Tullio Cicerone, oratore e filosofo romano, il Rhetorica ad Herennium, la cui attribuzione è contesa tra Cicerone e Cornificio, retore romano, nel quale oltre che di luoghi si parla di associazioni con immagini, e l’ Institutio oratoria di Quintiliano, il filosofo di cui si è parlato anche in questo articolo, tutti del I secolo a.C.

Alcuni ne fanno risalire l’origine alla storia del poeta greco del V secolo a.C Simonide e del banchetto distrutto dal terremoto. Secondo essa, a seguito dell’evento sismico, egli riuscì proprio con questa tecnica a ricordare i posti in cui erano seduti i commensali e a riconoscere i defunti.

In modo diverso ne tratta anche Aristotele, filosofo e scienziato greco vissuto nel IV secolo a.C, che parla di topoi, ossia di luoghi dove i ricordi vengono riuniti.

Nel Medioevo si parla di  Artes Memorativae ovvero arti della memoria per intendere le tecniche di memorizzazione.

LA TECNICA DEL VIAGGIO

Sherlock-Tecnica dei LociOggi la tecnica è definita anche Il Metodo del Viaggio e se ne parla in diverse discipline come psicologia, neurologia e scienze cognitive. Esperimenti neurologici condotti su utilizzatori di questa mnemotecnica tramite RM hanno condotto a interessanti scoperte. Essi hanno infatti rivelato le aree del cervello che si attivano durante nell’utilizzo di questa tecnica che sono il Lobo parietale, la corteccia retrospleniale e l’ippocampo posteriore destro. La prima è responsabile della codifica e del recupero delle informazioni, la seconda è invece legata alla memoria di navigamento e infine la terza è il centro di memoria neuronale che fornisce un quadro oggettivo degli eventi e dei fatti dell’esperienza di un individuo, in cui essi vengono localizzati e correlati. In pratica l’utilizzo della tecnica dei luoghi o del viaggio attiva le aree del cervello deputate alla percezione e alla navigazione spaziale. Molti campioni di memorizzazione oggi utilizzano questa tecnica, ottenendo grandi risultati.

Quest’ultima denominazione e i nuovi studi rendono bene il concetto di viaggio mentale alla ricerca di informazioni e ricordi come quello del sopracitato Sherlock nell’episodio 2 della Stagione 2 “Il Mastino di Baskervilles” o anche quello di Eve Beard, interpretata da Rebecca Romiji, conosciuta per il ruolo di Mistica nella prima trilogia cinematografica degli X-MEN. Nell’episodio 12 della stagione 4 di The Librarian, serie tv tratta dall’omonima saga di film, il sergente co-protagonista, interpretata dall’attrice, utilizza la tecnica per collezionare i suoi ricordi in una versione mentale della Biblioteca in cui viaggia per riprenderli.

Come loro altri personaggi di altre serie tv utilizzano la tecnica dei loci, è il caso dei protagonisti di Elementary e The Mentalist ad esempio. Nel caso di Sherlock comunque, è interessante notare come nel romanzo di Sir Arthur Conan Doyle non si fa alcuna menzione di questa tecnica ma solo di un “cervello ben organizzato”. Inoltre nella stessa serie tv inglese, altri due personaggi usano la mnemotecnica e sono rispettivamente James Moriarty, l’antagonista per eccellenza del celebre detective, presente anche nella versione cartacea,  e  Charles Augustus Magnussen, editore svedese, antagonista della terza stagione.

Sherlock-Tecnica dei loci

Dunque, per concludere, abbiamo visto che essere in grado di memorizzare un gran numero di informazione non è questione di intelligenza o struttura del cervello, ma di saper usare una buona tecnica di memorizzazione come quella oggetto di questo articolo che ha radici antiche.

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